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Varici

17 Dicembre 2014•In Disturbi e Malattie•7 Minuti
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Vene varicose o Varici

Le varici sono vene dilatate con decorso tortuoso visibili nel sottocutaneo con sede più frequente a livello degli arti inferiori. Possono essere associate a un complesso di segni e sintomi che costituiscono, nel loro insieme, l’insufficienza venosa cronica degli arti inferiori con possibilità di sviluppare ulcere venose croniche. Le varici e l’insufficienza venosa cronica sono tra i più frequenti disturbi nella popolazione interessando fino al 10-20% degli uomini e al 25-33% delle donne. La casistica aumenta con l’età e i segni e i sintomi di insufficienza venosa cronica si riscontrano in più del 50% dei soggetti al di sopra dei 40 anni. Ulcere trofiche venose sono presenti nell’1% della popolazione.

Da cosa sono provocate?

La causa delle vene varicose e dell’insufficienza venosa è multifattoriale e comprende:

  • l’aumento della pressione venosa causato dalla prolungata e ripetuta stazione eretta;
  • l’aumento della pressione intra-addominale dovuto alla gravidanza, a masse neoplastiche, obesità o stipsi cronica o tosse cronica;
  • l’ostruzione al deflusso venoso o l’insufficienza della pompa muscolare del polpaccio dovuta a obesità, immobilità;
  • predisposizione familiare;
  • le fistole artero-venose.

Le varici possono essere primitive o secondarie quando si sviluppino a seguito dell’ostruzione venosa e del danno valvolare secondari a trombosi venose profonde (TVP) nell’ambito della sindrome post-trombotica.

Come si manifestano?

I sintomi e i segni dell’insufficienza venosa cronica sono riconducibili all’incontinenza valvolare che causa reflusso con conseguente ipertensione venosa e stasi venosa nel polpaccio. Ne consegue che il sangue, anziché essere sospinto dal basso verso l’alto e dal circolo superficiale al profondo ha un flusso invertito. Con l’ipertensione venosa le vene diventano dilatate e tortuose con perdita di elasticità della parete venosa e peggioramento dell’incontinenza valvolare. Le vene superficiali si dilatano e diventano visibili. La persistenza dell’ipertensione venosa cronica comporta trasudazione di liquido nei tessuti provocando edema, reazione infiammatoria della cute e del sottocutaneo, stravaso di globuli rossi con depositi di ferro nel sottocute e, infine, sofferenza tissutale cronica con facilità alla comparsa di ulcere trofiche. Un’altra complicanza sono le trombosi venose superficiali (TVS).

I segni e i sintomi associati alla presenza di vene varicose degli arti inferiori sono variabili: molti pazienti sono asintomatici e lamentano, specie le donne, solo un problema estetico. Se presenti, i sintomi possono essere localizzati alla sola zona con varici con presenza di dolore, sensazione di bruciore o prurito. I sintomi possono interessare gli arti inferiori con dolore, pesantezza, tensione, crampi, gambe senza riposo o edema perimalleolare specie alla sera e dopo lunghi periodi di prolungata stazione eretta; di solito scompaiono in posizione seduta o con gli arti in posizione antideclive o dopo il riposo notturno. Le varici possono associarsi ad altre manifestazioni cutanee come vene reticolari e teleangectasie (dilatazione di piccoli vasi sanguigni, generalmente superficiali, i quali assumono l’aspetto di arborescenze sinuose di colore rosso vivo o rosso-bluastro che divengono visibili oltre l’epidermide). Non vi è correlazione tra la gravità della sindrome varicosa e la severità dei sintomi. Il colorito colorito bruno della cute, l’eczema, l’infezione fino all’ulcerazione e l’atrofia cutanea sono possibili complicanze. È possibile anche la rottura dei vasi varicosi, soprattutto i più superficiali, in seguito a traumi minimi che richiedono tamponamento locale tempestivo per l’emorragia che può essere molto copiosa per l’ipertensione venosa.

Cosa fare?

L’esame fisico è sufficiente per la diagnosi, ma non fornisce dati sulla presenza di reflusso valvolare e insufficienza venosa profonda. L’ultrasonografia è semplice non invasiva e indolore e consente di esplorare l’anatomia e l’emodinamica del sistema venoso degli arti inferiori, può consentire la diagnosi di TVP sintomatica ma anche occulta, della TVS e valutare il reflusso alla giunzione safeno-femorale e safeno-poplitea. Inoltre, consente la valutazione della competenza e del diametro della vena grande e piccola safena e l’architettura vascolare delle collaterali e vene perforanti. Consente una valutazione completa del circolo venoso profondo e superficiale per l’identificazione del reflusso oltre il test di compressione per la diagnosi di TVP.

Quale terapia?

Comprende il trattamento medico conservativo, il trattamento esterno con laser, la terapia sclerosante, interventi endovascolari e la chirurgia. La scelta del trattamento è in relazione non solo alla gravità dei sintomi, ma anche al risultato estetico desiderato. Il trattamento conservativo si basa su modificazioni dello stile di vita quali calo ponderale negli obesi, evitare prolungata stazione eretta, posizionare gli arti in scarico durante al giornata, praticare regolare attività fisica, evitare indumenti stretti. La terapia compressiva (bendaggi, calza elastica a compressione graduata con pressione di 20-30 mmHg alla caviglia, compressione pneumatica intermittente) è raccomandata come terapia iniziale della vene varicose, pur in assenza di forti evidenze sull’efficacia di questi presidi. La laserterapia esterna consiste nell’applicare luce laser a differenti lunghezze d’onda alla cute al di sopra del vaso, la luce è assorbita dall’emoglobina e comporta termocoagulazione e obliterazione del vaso che pertanto non è più visibile. La laserterapia è tipicamente utilizzata sulle teleangectasie e su piccoli vasi ed è in grado di obliterare completamente rami venosi di diametro inferiore a 0,5 mm, mentre riduce ma non oblitera rami di diametro tra 0,5 e 1 mm. La scleroterapia comporta l’iniezione di sostanze dette sclerosanti nelle vene superficiali attraverso un ago sottile che determinano una reazione infiammatoria della parete vasale con retrazione fibrosa e obliterazione del lume venoso. L’intervento chirurgico è il trattamento più utilizzato specie a livello della vena grande safena e collaterali e può essere indicato nei soggetti con ulcere recidivanti o TVS recidivanti e anche a scopo cosmetico. Il trattamento chirurgico può aumentare il tasso di guarigione delle ulcere dell’88% con rischio di recidiva di ulcere a 10 mesi solo del 13%. La procedura chirurgica più semplice è la legatura delle varici di coscia e inguine, ma sono possibili la flebectomia (asportazione di segmenti successivi) e lo stripping (asportazione dell’intero vaso).

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